Mentre ormai gli sport più amati a Napoli paiono essere il tiro a segno e, nonostante delle primarie finite (lo sono davvero?) come peggio non si poteva, la corsa ad (auto)accreditarsi come candidati sindaco pare opportuno cercare di sgombrare il campo da un equivoco di fondo: le primarie non sono il male ovvero un virus da risolvere. Se mai rappresentano una parte della cura.
Non saranno certo la panacea di tutti i mali ma nemmeno la prima fonte di problemi; che però ci sono e non vanno ignorati.
«Non c’è problema»: così recitava infatti lo slogan elettorale di Umberto Ranieri. Aveva ragione, al momento del lancio della campagna elettorale per le primarie i problemi non c'erano. E non sono arrivati adesso.
C'erano già. Ad esempio nel momento in cui ombre lunghe continuano ad addensarsi sulle operazioni di voto per le primarie e prosegue la battaglia senza quartiere (comunale, provinciale, nazionale: non fa differenza) evocata anche da uno dei candidati (Umberto Ranieri, parlamentare europeo), "non può non continuare" aggiungendo anche che "io voglio condurla".
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