venerdì 7 agosto 2009

Federalismo? Sì, cum grano salis

Questo post trae spunto dalle ultime affermazioni della Lega Nord in materia di "rilievo costituzionale dei simboli identitari" ovvero ad esempio di inni e bandiere locali; la questione si è, ahimè, concretizzata in una proposta di legge costituzionale e viene bene riassunta al seguente link che si riferisce ad un articolo presente sul sito del Corriere della Sera

Questo intervento nasce, tra l'altro un corollario dei miei commenti facebook in materia: ringrazio a questo proposito, per gli ottimi spunti e gli interventi, Alex Ulram, che invito a commentare questo post :-)



Mi sembrava di ricordare che non troppo tempo fa si fosse celebrata l'Unità d'Italia. Mi pareva altresì che la lingua della repubblica sia l'italiano.
Ero convinto che l'identità fosse una questione nazionale e fosse una ed una sola.
Mi sbaglio, forse?Non credo.

Irredentista, nazionalista e statalista? Nulla di tutto ciò: semplicemente, italiano.
Preciso innanzitutto che, a mio modesto avviso, non è corretto ricondurre la proposta di legge costituzionale di cui sopra e presentata dalla Lega Nord ad un serio modello di federalismo.
Forse, è appena il caso di ricordare che il federalismo (di qualsiasi natura e tipologia esso sia) e le relative autonomie sono complementari allo Stato e non già integralmente sostitutive di quest'ultimo.

Si parla, infatti di federalismo per determinate competenze specificatamente individuate: il federalismo va, infatti, costruito, tenendo sì conto delle peculiarità e valorizzando le autonomie dei singoli territori e dunque nel quadro di una maggiore responsabilità ed autonomia degli enti locali, intorno all'unità nazionale....
Giova ricordare a proposito che l'Italia, è uno stato unico ed unitario: non è formata, ad esempio, da 20 regioni che diventano altrettanti stati.
Credo che, a questo proposito, il modello dell'epoca pre-unitaria (lombardo-veneto, borboni, savoia ecc) possa dirsi superato.

L'unione, fa, sempre e comunque, la forza.
Questo vale, giova ricordarlo, soprattutto in questa fase anche per il Partito Democratico.
Inoltre, accostare questo concetto al centralismo tout court mi pare un esercizio logico prima ancora che dialettico decisamente arduo.
Ben venga, l'innovazione; dev'essere fatta, tuttavia, con criterio e non smantellando quanto di buono già esistente.
Non bisogna, in sostanza, per quanto il detto possa forse non piacere particolarmente, buttare via il bambino con l'acqua sporca.

Infine, sul fatto che questa cosa (come altre) detta dalla Lega possa essere sensata...beh, questo dipende dal valore che si attribuisce al concetto di sensato...

A proposito, la comunità (o, se si preferisce, la collettività) nazionale è una e coesa: l'egoismo sociale o territoriale è una cosa ben diversa dalla valorizzazione delle autonomie locali a fianco di uno Stato unico.
Personalmente, non tengo particolarmente ad avere uno Stato ridotto e simile ad una torre di Babele...e non solo dal punto di vista linguistico.

A chi gioverebbe un clima da tutti contro tutti con ogni singola regione che pianta la sua personale bandierina?
Mi parrebbe di tornare indietro, invece che andare avanti e l'essere umano è fatto per avanzare e progredire, non già per camminare come i gamberi.

Senza contare che vi sono dei principi costituzionali ispirati all'uguaglianza dei cittadini; e non solo di fronte alla legge.
Consideriamo anche il fatto che le migliori riforme non si realizzano di punto in bianco ma in modo graduale ed intelligente tramite un adeguato processo culturale scandito nel tempo con delle scadenze ma non realizzato di punto in bianco.

In una determinata misura, dunque, a fianco delle legittime e ben delimitate autonomie locali sostengo l'importanza di un centralismo statale. Intelligente, come tutte le cose.
L'eccessivo localismo o regionalismo non mi ha mai convinto particolarmente quando può sembrare figlio di una visione populista.

Le diversità di qualsiasi natura sono quasi sempre una ricchezza: basta saperle valorizzare nel modo e nei modi adeguati.

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